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Villa 70

ARCHITETTO
Vittorio Rossi | Luciano Bertoncini

La cinta muraria, il giardino e la casa sono rimasti inalterati mantenendo il sapore originale degli anni 70. Il lotto è inserito tra quelli che interferiscono con l’area Rete Natura 2000 ed il fiume Sile da Treviso est a S. Michele Vecchio. L’ambito fa parte della bassa pianura antica, calcarea, a valle della linea delle risorgive, con modello deposizionale a dossi sabbiosi e piane alluvionali a depositi fini.

Il valore naturalistico ed ecosistemico dell’ambito è espresso dalla buona varietà di habitat presenti nel territorio. Diverse sono le aree tutelate ed inserite nella Rete Natura 2000 e nel Parco Regionale del Sile. Tra gli elementi di valore naturalistico-ambientale e storico-culturale, che riguardano la zona adiacente il lotto, si segnala in particolare il sistema fluviale del Sile: l’area delle sorgenti, il corso d’acqua, Treviso città d’acqua, le strutture molitorie e gli altri opifici idraulici.

Progetto

Il progetto della casa esistente è firmata dal designer Luciano Bertoncini che lavorava, in quegli anni, nello studio dell’Architetto Vittorio Rossi. Il progetto del giardino è dell’Arch. Ferrante Gorian.

La cinta muraria, il giardino e la casa sono rimasti inalterati da quando sono stati realizzati. Nel progetto del giardino si possono cogliere tutti gli elementi che caratterizzano i lavori dell’Arch. Ferrante Gorian: ampi spazi, prospettive che dilatano lo sguardo, saggia disposizione delle piante arboree e arbustive, presenza di grandi alberi, nessun elemento architettonico o di altra natura che ingombri il grande prato. Il boschetto, creato per mascherare il muro di cinta verso la strada, è ancora integro. La casa e i suoi annessi occupano la parte estrema ad est della proprietà. L’edificio ha forma ad L, con l’ingresso lungo la strada di accesso e la parte giorno che occupa il braccio più corto e guarda a Nord Ovest.

L’intento compositivo è stato, chiaramente, quello di smembrare l’impianto classico delle case di campagna, mantenendo però alcuni elementi della tradizione. Le coperture a falda ricordano quelle tradizionali, ma mostrano la complessità dei volumi che si incastrano per dare, all’interno, sezioni diverse, spazio per spazio. L’ingresso principale, ora chiuso da portoni, era stato pensato per rifarsi agli attraversamenti tipici della casa di campagna che davano direttamente sull’aia. Le aperture, nella zona giorno, sono arretrate rispetto alla linea di gronda e costruiscono, dall’interno, viste prospettiche precise verso parti del giardino. La pelle degli edifici è in mattoni faccia a vista.

www.vittoriorossiarchitetto.it

www.lucianobertoncini.com

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    Interni

    La villa è situata in Via Postumia, nel comune di Treviso e fu progettata da Luciano Bertoncini che a quel tempo lavorava presso lo studio dell’archietto Vittorio Rossi.

    Fu costruita nel 1967 e tutt’ora conserva inalterata le sue caratteristiche progettuali. All’epoca il contesto era agricolo ed il lotto confinava con interamente con campi. Dunque, l’intento progettuale è stato quello di costituire un recinto dentro al quale inserire la proprietà che fosse isolata dal verde del giardino.

    La casa occupa la parte estrema ad est della proprietà. L’edificio ha forma ad L, con l’ingresso lungo la strada di accesso e la parte giorno Nord Ovest.

    L’intento compositivo dell’architetto è stato quello di smembrare l’impianto classico delle case di campagna, mantenendo però alcuni elementi della tradizione. Elementi della tradizione sono le coperture a falda che ricordano le ville tradizionali della zona, ma differenza mostrano la complessità dei volumi che si incastrano per dare, all’interno, sezioni diverse, spazio per spazio.

    Anche l’ingresso principale va a richiamare elementi tradizionali. Era stato pensato per rifarsi agli attraversamenti tipici della casa di campagna che davano direttamente sull’aia.

    Le aperture, nella zona giorno, sono arretrate rispetto alla linea di gronda e costruiscono, dall’interno, viste prospettiche precise verso parti del giardino.

    L’ampio giardino che si estende intorno al lotto, è stato accuratamente ideato da Ferrante Gorian, illustre architetto paesaggista Veneto e precursore della moderna architettura del paesaggio

    Nel giardino si possono cogliere tutti gli elementi che caratterizzano i lavori di Gorian: ampi spazi, prospettive che dilatano lo sguardo, saggia disposizione delle piante arboree e arbustive, presenza di grandi alberi, e nessun elemento architettonico o di altra natura che ingombri il grande prato. Fu progettato anche un boschetto, creato per mascherare il muro di cinta verso la strada, ancora oggi integro.

    Le fotografie sono tratte da Elle Decor edizione Svedese n° 112 del 08.2008

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    Parco

    Il parco della villa copre un’importante superficie ed è elemento essenziale dell’immobile. E’ stato progettato dall’architetto del paesaggio Ferrante Gorian, allievo di Burle Marx e molto attivo nell’area del triveneto negli anni 70 e 80.

    Ferrante Gorian è stato un artista poi un botanico, un paesaggista, un uomo meticoloso, attento ai dettagli. Le sue ricorrenti visite a tutti i vivai del Triveneto alla ricerca di “opere d’arte”, piante che lo hanno colpito per la sua forma insolita e che ha segnato con un nastro rosso, sono diventate leggende.

    Nel redigere il piano per un giardino, ricordando le piante che gli piacevano, ora intendeva l’uno e l’altro in un punto specifico, dove avrebbero creato armonia e bellezza. Le specie che ha scelto, quasi tutte decidue e con foglie leggere, non erano necessariamente autoctone, ma la profonda conoscenza e i tredici anni trascorsi in Uruguay al fianco dei migliori architetti paesaggisti del mondo come il rinomato paesaggio Burle Max, che lo ha arricchito con un immenso potenziale paesaggistico. Essenze straniere, sì, ma adatte al clima in cui sono andate a stare. Nel redigere il piano per un giardino, come il parametri del parco nella foto, si ricorda le piante che gli piacevano, ora intendeva l’uno e l’altro in un punto specifico, dove avrebbero creato armonia e bellezza. Le specie che ha scelto, quasi tutte decidue e con foglie leggere, non erano necessariamente autoctone, ma la profonda conoscenza e i tredici anni trascorsi in Uruguay al fianco dei migliori architetti paesaggisti del mondo come il rinomato paesaggio Burle Max, che lo ha arricchito con un immenso potenziale paesaggistico. Essenze straniere, sì, ma adatte al clima in cui sono andate a stare.

    Data la complessità della creazione nella molteplicità e l’interazione dei suoi elementi, dei giardini da lui progettato ha anche richiesto la supervisione del lavoro: ha scelto le piante in vivai e cataloghi e alcuni ha controllato e diretto la piantagione con l’attenzione e la tensione creativa dello scultore che disegna la pietra o il pittore che diffonde i colori sulla tela. E spesso andava a controllare come crescevano e venivano curate le sue creature.

    https://ferrantegorian.com/

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